Quando c’è
Quando non c’è non mi piace stare fuori.
Fuori mi vedono.
Invece quando c’è è molto meglio. Magari di notte.
Quando c’è ed è notte, si crea un’alchimia, si realizza una fusione fra quello che è reale e quello che sembra. Il reale si completa.
Cammini, ti fermi a guardare qualcosa, magari un’ombra. Se stai lì e guardi, poi vengono fuori i dettagli, ma non quelli di quando c’è il sole. Altri.
Certo che è freddo, quasi sempre è freddo quando c’è, qui da noi. Ho visto luoghi in cui c’era ed era una sera di luglio, con un caldo opprimente.
Uno dei posti belli di notte quando c’è è il porto. Lì la fusione è ancora maggiore, le cose cambiano e gli odori cambiano. Hai tutto: luci, ombre, angoli diversi da quando c’è il sole, e odori. L’odore dell’olio, del gasolio dei motori. Del marcio, certo. Anche quello c’è.
La sfortuna è solo se c’è e tu devi muoverti. I fari della macchina, ad esempio, che creano un muro di luce che non fa vedere bene cosa c’è dietro. O per niente, magari. E muoversi sono problemi.
Quando c’è la gente non esce, o esce poco, e incontri poche persone, che quando ti vedono si spaventano (veramente mi succede anche di giorno) e si stupiscono che ci sia uno che se ne sta lì, a guardare. Loro non vedono quello che vedi.
E così mi capita di uscire apposta quando c’è, e mi porto la macchina fotografica. Il mio occhio, la mia memoria.
Certo di catturare quel senso che mi da la scena in quel momento. E sono cavoli amari, perché l’occhio elettronico della messa a fuoco s’incazza. Ti chiede “cosa cavolo vuoi che metta a fuoco?”, e ronza avanti e indietro finché non trova un elemento che gli piace, allora si ferma e ti fa scattare la foto. E non è quasi mai quel dettaglio che avevi visto, che volevi ricordare.
Ma a parte queste piccole difficoltà, per il resto è bello.
Non essere riuscito a fotografare la coppia che sbucava dal niente, abbracciata, mi ha dato un po’ fastidio. Sarebbe stata una bella foto. Anche se preferisco non fotografare le persone.
Tutto sommato sì, la nebbia mi piace. Specialmente di notte.
Hai mai guardato un lampione nella nebbia? La luce, intendo. Sembra uscire dal lampione come l’acqua della doccia. Ma in silenzio.
E chissà cosa succede ad andarci dentro, a perdersi dentro quella nebbia. Poi si torna?
Magari no.
Magari.