27 anni fa Berlino

Berlino, una città che ha subìto, dopo la seconda guerra mondiale, una punizione che è difficile pensare sia stata “giusta”.
Il 13 agosto del 1961, quindi già tanto dopo la guerra, virtualmente in pace ma presi in quella che fu chiamata “guerra fredda”, un muro divise in due la città.
Pare una cosa da poco. Un muro. A parte il filo spinato, le garitte con le guardie, la gente uccisa mentre cercava di scavalcare.
La mattina del 14 ti svegli e non puoi più salutare la parte della tua famiglia che sta di là dal muro. Da 155km di muro…
Nome ufficiale: Antifaschistischer Schutzwall, barriera di protezione antifascista. Di là il regime filosovietico, di qua quello filoamericano. La città era in effetti divisa in 4 parti controllate da Stati Uniti d’America, Francia e Gran Bretagna, indipendenti solo sulla carta, ed erano di fatto un’enclave di Germania Ovest completamente circondata dalla Germania Est.
Ieri, 9 novembre, ci sono state le elezioni presidenziali in U.S.A. e ha vinto un uomo (non avrebbe mai potuto vincere una donna, a prescindere da qualsiasi oscenità avesse detto il candidato) che ha proposto di separare la sua nazione dal Messico con un muro.
Un piccolo evento che ha “nascosto” lo storico abbattimento, 27 anni fa, di quell’opera mostruosa.
Ed ancora andiamo avanti con i muri, così come accade a Gerusalemme, a Tulkarem, a Qalqiliya. Muri su muri. Chi sta di qua, chi sta di là. Impieghiamo materiale che potrebbe essere usato per ricostruire case e facciamo su dei muri.
A Berlino i morti “ufficiali” nel tentativo di superare il muro sono stati 133 (da 192 a 239 a seconda delle fonti). Cosa vuoi che sia, non sono manco numeri. Nemmeno 5 morti all’anno. Ne muoiono di più in un week-end… Qui però c’hanno provato in più di 5.000!
Oggi dove c’era il muro c’è un decoro, nel pavimento. Quasi bello, romantico con quelle targhe in metallo.
Nel 1987, dalla Porta di Brandeburgo, il presidente USA Ronald Reagan si rivolse a Gorbacev (URSS): “tear down this wall!”. Ma è stata l’economia a fare crollare quel muro, non la politica, e si è passati dal crollo alla riunificazione della Germania nel 1990. Economia che ha spinto la gente dell’Est a desiderare lo stesso livello di benessere di quelli dell’Ovest.
Ora ci aspetta il muro del Messico, qualcosa come 3.000km (tremila, mica cazzate). Solo l’impatto ambientale per la produzione del cemento fa paura. Ma lì i morti saranno tanti, tanti di più. E chissà cosa lo farà crollare.
Il parlamento italiano, con la legge 61 del 15 aprile 2005, ha dichiarato il 9 novembre “Giorno della libertà”, quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo. In occasione del Giorno della libertà, sulla carta, vengono annualmente organizzate cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà.
Ieri non mi risulta sia successo.