L’informatica

CHI SONO

Questo è un ambito che per me è sacro. Ci sono dentro da così tanto…
Sembra una storia, ma è la mia storia. Ho davvero usato tutti questi computer. E loro hanno usato me, a volte.

Ho cominciato ad usare i computer fra i 15 anni e 16 anni. Il Commodore C64 fu il primo acquisto. Ero affascinato dalle cose che i miei amici facevano sul Commodore VIC20 (il fratello piccolo del C64) anche grazie alla porta di espansione e adattavo i programmi per i vecchi computer professionali Commodore PET (il nonno del C64) che avevo trovato su un vecchio libro.
Il Commodore è stato una sorta di nave-scuola: è stato il primo homecomputer con una grande libreria di giochi che ha scatenato gli antenati degli odierni hacker che realizzavano programmi per la copiatura dei giochi, scavalcando di versione in versione le difese dei progettisti originali.
Il BASIC, compreso quello Commodore, non dava molte possibilità. Io scelsi di utilizzare il Simon’s Basic e con quello creai animazioni pubblicitaria con scritte e oggetti grafici per un negozio, che aveva 3 monitor in vetrina.
Sempre usando il Commodore 64 ed il linguaggio LOGO, ho realizzato (durante il Servizio Civile), un laboratorio di informatica nella scuola elementare comunale di Nonantola (Mo). Qui i bambini dalla terza classe in su imparavano a programmare il computer, usando quello splendido linguaggio fatto di comandi basilari (ad esempio: penna giù, avanti 10, penna su). Il progetto era realizzato in collaborazione con la Facoltà di Matematica dell’Università di Modena.
E comunque ho ancora un mitico Commodore64 Portable!

Ho avuto anche un Sinclair Spectrum, che come il suo predecessore, lo ZX80, era un computer singolare, con tutto in miniatura, stampante compresa.
Uno dei miei programmi questi faceva il calcolo ed il grafico del bioritmo, molto in voga al tempo. Smisi di usarlo perché la tastiera (a membrana con cappucci in gomma), dopo qualche ora di lavoro sembrava fatta di bubble-gum masticato. Comunque era un prodotto innovativo dalla scheda madre con pochissimi componenti, realizzazi in versione “custom”.

Poi uno splendido computer basato sul microprocessore 6502: Apple IIe. Nato in America, nel garage di casa di due ragazzi, sfrutta per primo in modo “serio” il processore 6502. Il modello IIe fu un caposaldo dell’home computing. Per capire quanto “avanti” fossero le idee della Apple, basta considerare che sono stati tra i primi in assoluto a realizzare un portatile: Apple IIc. L’aspetto era talmente moderno che nel film “2010, l’anno del contatto” lo scienziato interpretato da Roy Scheider in una scena se ne sta in spiaggia a lavorare al computer, un IIc! E ancora non c’era interfaccia grafica…
Su questo computer sono stati realizzati software di ogni tipo, dalla progettazione all’amministrazione, ai giochi. L’hardware era semplice e in quegli anni i diritti d’autore non erano eccessivamente vincolanti: sul mercato italiano ebbe diffusione anche perché una piccola azienda, anch’essa in un garage, ne produceva un clone pressoché identico (ma il colore della plastica era bianco): Lemon.

Commodore realizza un computer che sfrutta un sistema operativo grafico (nel frattempo Apple ha fatto scuola) con schermo a colori e una discreta velocità: Amiga. Il computer ha la particolarità, fra le altre cose, di potersi dotare di una scheda Genlock che permette di sincronizzare l’uscita video con il segnale di sincronismo (appunto il genlock) dei fotogrammi nella produzione televisiva.
Ovviamente diventa la titolatrice di tutti gli studi televisivi “minori” e degli hobbisti patiti del video-fai-da-te desiderosi di “produrre” in casa video con animazioni di vario genere.

Alla fine degli anni ’80, a Bologna, nella piccola vetrina di un negozio, ho visto l’arrivo della rivoluzione. Apple produceva un computer, Apple IIGS, che aveva alcune caratteristiche incredibili, fra cui l’adozione on-board di un campionatore audio di qualità CD (44,1kHz, 16bit, stereo). Per un PC era un’impresa titanica anche produrre un semplice “beep”. Pochissimo tempo dopo apparve Macintosh, che adottava alcune delle tecnologie introdotte con il IIGS ed altre arrivate dal Lisa, che fu invece un flop.
Macintosh fu un condensato di idee ben oltre il rivoluzionario. Differente il concetto di risoluzione dello schermo rispetto ai PC. Differente il sistema operativo: non una irritante maschera sull’interfaccia carattere bensì un sistema operativo grafico. Differente il concetto di mouse: un’appendice estranea sul PC, qui è parte integrante e irrinunciabile del sistema. La cosa più incredibile però non è esteriormente visibile: Mac ha una ROM di 1, 2 o più MB, il PC 386 del periodo ne aveva massimo 256kB. La ROM contiene, fra le altre cose e soprattutto, il BIOS (Basic Instructions Operative System), ossia “le cose” che il computer fa all’accensione prima di fare il load del sistema operativo. E la gestione degli hard disk: su Mac la tecnologia SCSI (la più affidabile fino a pochi anni fa) è esistita da quando esiste l’hard disk sul Mac; su PC esistono per molto tempo almeno 4 o 5 standard totalmente incompatibili fra loro. E ancora oggi si fa confusione fra gli standard di formattazione di dischi e hard disk.

Il sistema operativo MacOS è brillante, facile, quasi sempre stabile (qualche “sbandamento” attorno alla versione 8); mentre Windows fa acqua da tutte le parti, mangia RAM come fossero confetti, degenera in versioni, ogni tanto ci si accorge che manca qualche pezzo e quindi occorre un “service pack” di aggiornamento… La versione più stabile del sistema operativo dei PC fu MS-DOS 3.30, e non aveva grafica.
Allora Windows era come se non ci fosse. Anzi, all’inizio non c’era! Quando è arrivato era qualcosa di orrido (non che oggi sia diverso), malmesso, illogico: una brutta maschera fatta per nascondere un cuore assolutamente ostile verso l’utente “base” (l’MS-DOS). Pensare all’idiozia di caricare il DOS che carica un programma (Windows) che carica Word (e Windows fino alla versione 3.11 non è servito a fare nulla di più)… e il guru degli utenti MS-DOS, tale Bill Gates, fino la metà degli anni ’90 ancora dichiarava beato “non ci saranno mai utenti che avranno bisogno di più di 640K di RAM!”. Windows XP, senza almeno 64M di RAM, fatica perfino a leggere la directory di un floppy disk!

Sir Clive Sinclair, dopo ZX e Spectrum, presenta un computer eccezionale, che per scarsa tempestività nella commercializzazione e promozione (la distribuzione inizia mesi dopo la presentazione) non riesce a riscuotere il successo di mercato dello Spectrum: il QL, “Quantum Leap“.
Una macchina assolutamente eccezionale, probabilmente con il miglior basic che fosse possibile desiderare ai tempi e, incredibilmente, già multitasking!!!
Per non parlare dei dischi di archivio su micronastro.

Nel frattempo Apple perde sempre più mercato, soffocata dalle politiche di conquista monopolista di Microsoft. Quando esce Windows 95, che copia a piene mani nelle soluzioni Apple, a seguito di una causa che si avviava verso una sconfitta sicura, Microsoft mette a tacere Apple acquistandone una generosa quota azionaria (non puoi fare causa a te stesso!). Il genio creativo Steve Jobbs viene riassunto dall’azienda che aveva creato e che lo aveva cacciato e nasce iMac. Una estensione dei concetti introdotti con il Classic di quasi 20 anni prima e basato su un nuovo microprocessore, il G3 (o PPC750), che è destinato a traghettare il mondo dell’home computer verso una nuova rivoluzione, già annunciata: un nuovo sistema operativo che potrà funzionare sia sui processori Intel Pentium che sui G. L’ultimo microprocessore di quei tempi fu il G5, un flop mal digerito anche dalle software houses, che non fecero nuove versioni di molti programmi, per ribellione. L’ultima versione di MacOs fu il 9.2.1, ma il futuro diventa OsX: ossia Linux!
Ovviamente questo ha richiesto qualche “aggiustamento”… si passa ai processori Intel, addio ai dischi SCSI… e versioni su versioni di OsX, spesso una peggiore della precedente. OsX 10.8 ad esempio non ha risolto i problemi del precedente 10.7 ma ha tagliato la retro compatibilità hardware e software e lo stesso ha fatto il 10.9. Più che generazione è degenerazione. Penso che nel giro di un paio di anni distruggeranno tutto il lavoro impostato da Steve Jobbs, che nel frattempo è morto.
Ma cosa importa dei computer? Ora ci sono i tablet e gli smartphone!
Comunque Linux è il sistema migliore su piazza, anche se alla Apple sono riusciti a renderlo un casino. A volte i geni visionari si stampano contro i muri come tutti gli altri mortali.

Povero Linus Tornwald, chissà se pensa mai a quanta gente fa i soldi con le sue idee…

Iniziai a usare professionalmente il PC con AutoCAD della AutoDesk. Allora si era alla versione 2.6, il 3D era fantascienza ed anche fare del buon disegno vettoriale non era per tutti. Excel non esisteva e il foglio elettronico che andava per la maggiore era Lotus 1-2-3. Per quanto riguarda i database, il padrone indiscusso era DB3+. Word ancora non era diffuso e, qui in zona, si lavorava sui testi con WordStar: niente grafica, niente wysiwyg, i caratteri di stampa non erano gestiti dai programmi ma erano residenti nelle stampanti, ovviamente ad aghi, prima a 8, poi a 9 fino ai 24 aghi. Ogni stampa era un’avventura ed ogni lavoro era visivamente diverso a seconda della stampante usata.
L’evoluzione della grafica sullo schermo è stata penosamente lenta. Solo pochi programmi disponevano di driver dedicati che permettessero di sfruttare la grafica “ad alta risoluzione”, fra questi proprio i CAD furono precursori, insieme (un po’ più tardi) a suite di composizione delle pagine di testo, la più famosa e scomparsa da tempo fu Ventura Publisher.

La fortuna di Windows non è stata Windows, ma la grande galassia di produttori di hardware, che hanno richiesto sempre più software specifici per gestire le qualità in costante evoluzione. E per certe attività conta la diffusione. Sistemi “chiusi” come quelli di Apple non sono destinati ad un futuro roseo. Al chiuso prima o poi l’ossigeno finisce…