A cosa serve?

Giornata contro la violenza verso le donne.
Come tutte le altre giornate “speciali”, che si tratti di donne, uomini, bambini, cani, gatti, gay… non serve a niente.
Perché quello che serve è qualcosa di più grande, che sta a monte. È l’educazione. È che se ti insegnano che c’è sempre qualcuno che “ti è inferiore”, che puoi usare come si usa il sacco in palestra, il resto non serve a niente.
E la cosa più terribile non è che, restando nel tema della giornata, l’uomo che picchia la donna subisca un qualche tipo di lezione dura, che gli porti quello che non gli è stato dato da famiglia e società fino a quel momento.
Perché qui la cosa è terribile. Qui c’è sempre “l’aver ragione” dietro, e qualsiasi punizione è vissuta come una profonda ingiustizia e quella “ragione” rinfacciata.
E la cosa diventa ancora più terribile quando l’uomo, dopo i soliti 10/20 anni di processi (e in attesa di sentenza spesso è libero), viene condannato, anche a pene “pesanti”. Perché la realtà italiana è che dopo poco sarà libero, fra amnistie, indulti, giustificazioni, presunta “decadenza” di qualsiasi giustificazione addotta. Libero e conteso dai talk show, a dargli qualsiasi cifra pur di partecipare.
Ma quella donna, se ha la fortuna di essere viva, magari anche sfigurata o fisicamente lesa (per non parlare dei danni interiori), il “problema uomo” se lo troverà davanti, magari un pomeriggio mentre fa spesa al supermercato.
La giusta sequenza è che una pena detentiva debba essere scontata tutta. Senza sconti. E che lo Stato dimostri di essere una entità seria e viva e si preoccupi di insegnare a tutti come comportarsi.
Ma siccome lo Stato già di suo non sa comportarsi, visto che si preoccupa solo di tutelare grandi business alla faccia dei cittadini, non può certo insegnare.
E quindi siamo sempre lì: è un appuntamento che non serve a niente.
Nemmeno se fosse una data istituzionalizzata dallo Stato, perché lo Stato ci ha dimostrato ampiamente che una determinata data “in memoria” oppure “per” oppure “contro” viene rispettata una, massimo due volte, giusto il tempo bastante a fare guadagnare gli esperti di comunicazione (e abbiamo visto bene quali immani cazzate siano capaci di fare) e dare a se stessi la possibilità di aggiungere l’evento al proprio curriculum, così da poterlo buttare sul tavolo in occasione di una qualche elezione in cui mostrare i muscoli e dire “io l’ho fatto”.
E domani sarà un giorno come un altro. Se alla data di oggi le donne vittime di “femminicidio” (termine orrendo, pare siano 116 dall’inizio dell’anno e l’anno non è ancora finito), sono tante, non è che questa “giornata contro” eviterà che si chiuda l’anno a 116.
Poi puoi metterti coccarde, fiocchi, nastrini… a cosa serve?