Conformismi d’emergenza: il burkini
Visto il generale livello di merda in cui ci troviamo, qualche politico che vuole apparire come il salvatore della patria ha preso la palla al balzo ed ha creato un caso. E siccome il caso ha risonanza, la politica tutta si riversa come un fiume in piena su una “non notizia”, su un “non caso”.
Qui siamo arrivati ad un nuovo livello del conformismo generale. Con il tempo siamo passati dall’andare al mare (poco più di 100 anni fa) in abito lungo e con tanto di personale che misurava la lunghezza al ginocchio del pantaloncino, all’odierno andare praticamente nudi.
Perché non vorremo mica dire che le signore e signorine con pochi centimetri di stoffa sul pube, possibilmente in topless, siano classificabili come “vestite”?
Così arriva una cultura diversa, che impone (per il mio e forse nostro modo di vedere le cose sicuramente “tristemente”) che la donna non sia nuda in pubblico, e stiamo a farci seghe mentali su un fatto così insipiente.
È vero che vale la regola “se tutti sono nudi nessuno è nudo” e quindi una donna più vestita in un luogo dove generalmente si sta quasi nudi diventa molto evidente, per alcuni morbosamente evidente.
Certo che con tutta quella stoffa addosso è un po’ più difficile indovinare la curva delle natiche o la forma del seno. Questo sì che si può definire “disdetta”. Sempre che ne parli un essere etero.
Non ho sentito nessuno del mondo gay dire qualcosa del genere.
E quindi, la bella trovata del politico piccolo piccolo che impone la multa perché il burkini offende la morale.
Ma per favore! Ti manca forse di vedere donne nude? Vai a fare un giro in rete, pervertito.
Casualmente la politica non sta trattando i problemi veri, forse perché (lo sanno anche i muri) anche i problemi in agosto vanno in ferie. Benestanti…
Sarebbe ora che i politici andassero a lavorare un po’, a farsi calli alle mani e non solo al culo per lo sfregamento sulle poltrone.