«Festa» del lavoro?
Festa del lavoro?
E, di grazia, cosa vuol dire oggi?
Perché, comunque, il lavoro non c’è. Non per tutti. Non con pari dignità.
Non per le donne, perché possono avere figli e costare cifre impossibili alle aziende.
Non per i giovani, perché non hanno esperienza. Ma non possono farsela perché non c’è lavoro e non sono assunti se non hanno almeno un decennio di esperienza maturata.
Non per chi ha studiato, perché magari ha studiato una materia che non ha grandi sbocchi.
Insomma, oggi è un’altra giornata di festa istituzionale nella quale si festeggia il nulla.
Certo, oggi puoi andare in piazza a Roma e sentirti il concertone, in cambio devi solo ascoltare il sermone di qualche sindacalista. Ma l’aroma di cannabis nell’aria farà in modo che non te ne accorga nemmeno (non se ne accorge nemmeno la pula…).
Perché quelli, i sindacalisti, sono quelli che hanno chinato il capo e venduto i lavoratori al libero mercato. Lo hanno messo in culo a tutti, pagati da tutti. Loro sì che hanno da festeggiare il lavoro!
E oggi festeggiamo.
Festeggiamo anche nella riviera romagnola, con gli hotel che hanno tutto il personale che cura le camere (da noi si dice che “fa le camere”) che lavora per 2€ all’ora.
Festeggiamo quelli che sono corsi ad acquistare i voucher, così hanno di che sottopagare il personale ancora per un po’.
Festeggiamo tutti quelli che se ne fregano della dignità di chi ha bisogno di lavorare per mantenere una famiglia.
Festeggiamo anche tutti gli idioti come me, che non hanno trovato lavoro e si arrangiano con una partita IVA che ogni anno, tolti i costi, ti lascia in tasca ZERO euro. È così che dovremmo fare crescere la nazione?
Oggi è sì una giornata da celebrare, ma non è la festa del lavoro.
È la veglia funebre per il lavoro.