I social e i messaggi

testo fucking possibilitiesSiamo al punto in cui la comunicazione passa per i social. Che io chiamo a-social.

Così succede che i messaggi vanno, spesso inseriti nel contesto di immagini che non c’entrano niente con il messaggio che portano oppure mutano il proprio senso in fuzione o per funzione dell’immagine.

Ora girano spesso anche solo testi, su fondi colorati, e periodicamente gira anche il testo di cui all’immagine che sta qui, che molti ripostano senza sapere nemmeno di cosa si tratta.

Tradotto suona più o meno così:

Credi nel cazzo che sei. Stai su tutta la cazzo di notte. Lavora fuori dalle tue cazzo di abitudini. Sappi di cosa cazzo parli quando parli. Collabora, cazzo. Non rimandare, cazzo. Vai oltre l’essere il cazzo che sei. Impara dalle cazzo di lezioni. Segui le cazzo di indicazioni. Un computer è solo illuminazione per idee del cazzo. Trova la tua cazzo di ispirazione ovunque. Fottiti della rete. Educa i tuoi cazzo di clienti. Fidati del tuo cazzo di ragazzo. Chiedi un cazzo di aiuto. Rendilo fottutamente sostenibile. Le domande fottono tutti. Abbi un cazzo di concetto. Impara ad essere un cazzo di critico. Curami, cazzo. Usa il cazzo di sillabatore. Fai la tua cazzo di ricerca. Fai uno schizzo della tua cazzo di idea. Il problema contiene la cazzo di soluzione. Pensa a tutte le cazzo di possibilità.

Va da se che se non capisci che il “cazzo” in quel testo (fuck) non sta lì per bellezza o per rendere più triviale il tutto, ma è un cazzo di rafforzativo per concetti basilari. Diventa così:

Credi in te. Stai su tutta la notte. Lavora in modo creativo. Parla. Collabora. Non rimandare. Vai oltre quello che sei. Impara dalle lezioni. Segui le indicazioni. Un computer senza idee serve solo a postare boiate. Trova ispirazione ovunque. Non seguire la rete. Educa i tuoi clienti. Fidati dei tuoi giovani. Chiedi aiuto. Rendi tutto sostenibile. Le domande sono problemi. Rendi chiari i concetti. Impara ad essere critico. Curami. Usa il dizionario (se hai dubbi su una parola). Fai le tue ricerche. Fai uno schizzo della tua idea. Il problema contiene la soluzione. Pensa a tutte le possibilità.

Si potrà anche obiettare che senza “cazzo” il tutto suoni meglio, ma prima di tutto, di cosa stiamo parlando?

Nel 2010 (non proprio ieri, quindi) Brian Buirge e Jason Bacher, che avviarono “per scherzo” la Good Fucking Design Advice, concepirono quel testo, che divenne un poster famoso, per presentare il loro progetto. Lo pensarono di ritorno da un caffè scherzando sul modo in cui realizzare un sito in cui i ragazzi della Kent State University potessero cercare consigli per i loro progetti. Dichiararono che la caffina suggerì loro l’inserimento di “cazzo” e si divertirono come ragazzini di 10 anni nel realizzarlo.
In seguito il guru del design Apple, Jony Ives, lo appese nel suo ufficio e questo sancì una sorta di “beatificazione del concetto”.

Senza quel “cazzo” avremmo avuto un banale poster motivazionale.

Ma la questione resta una, alla fine. E cioè che si tratta di qualcosa che ha quasi un decennio alle spalle e che ogni tanto qualcuno posta pensando di avere fatto una grande scoperta. Così come molti postano aforismi veri e propri, ma sempre più spesso semplici parti di frasi, parti che non hanno nessun senso o lo cambiano completamente essendo avulse dal contesto di origine.
Vale anche per quel testo. Se lo togli dal contesto di rafforzare il concetto di creazione di uno spazio di scambio di idee, non è diverso dal poster con i pinguini che camminano in fila… o dei felini che cacciano in branco.

Ciò non toglie che spesso succeda che un manifesto sia una summa di concetti, come in questo caso, e dica che tu devi essere te stesso e mantenere la tua integrità ma che siccome non sei solo al mondo, con il mondo devi necessariamente interagire. Perché se non sai cosa vul dire “avulso” e lo chiedi, è probabile che qualcuno possa illuminarti spiegandotelo.

Ma c’è anche una grande verità, in quel testo. Una verità che avrei voluto poter indicare a una persona che mi ha detto di avere un problema per il quale io non so se ho usato parole giuste nell’affrontarlo.
Il problema contiene la risposta.

Cercherò di tenerlo in considerazione anche per me. A volte basta poco. Anche un post fatto a caso…

Di Published On: 9 Giugno 2016Categorie: BlogTag: , , , ,

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