L’Italia e Internet

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Sono trent’anni che l’Italia accede ad Internet, pubblicamente.

In tutto questo tempo è cambiato tutto. Ma non il fatto che l’accesso ad Internet, legato alle compagnie telefoniche, per l’italiano sia qualcosa di relativo.

Quando fuori dall’Italia esistevano ed erano accessibili connessioni dati veloci, da noi si viaggiava con modem al massimo a 36k.

Ovviamente le prime a rendere accessibile l’accesso alla Rete sono state le grandi città, ed ancora oggi se abiti fuori da un centro abitato (e abitato da abbastanza persone) puoi scordarti Internet. E ad un costo stratosferico!

Oggi si fa tanto sfoggio, in pubblicità, delle connessioni in fibra ottica. Che in Italia significa un servizio disponibile solo in 5 città, un servizio che tutti pagammo come costo obbligatorio nelle bollette telefoniche della SIP del passato, svenduto per un pugno di spicci quando si è diffusa la connessione ADSL che sfruttava il cavo in rame (quello lo abbiamo già, hanno pensato, così ci facciamo pagare per qualcosa che a noi costa gratis!!!). Oggi che il rame è esaurito e costa un patrimonio, si cercano alternative.
Così oggi ti dicono che la fibra è dappertutto, ma è una mezza verità. Anzi direi 1/4. Perché la fibra non arriva a casa tua, arriva da qualche parte in pozzetti e centrali, poi a casa tua arriva ancora il doppino in rame.
Inattuabile sul territorio nazionale intero.

E ci troviamo un governo (non merita la g maiuscola) che impone sempre più l’accesso alla Rete per poter poi accedere ai servizi, che non si rende conto di una enorme quantità di problemi. Uno è appunto che la diffusione di Internet non è su tutto il territorio nazionale, situazione che crea nuove classi sociali: chi può, chi tenta, chi vorrebbe. L’altra è l’ignoranza, la non conoscenza di cosa si possa fare con Internet. Per l’italiano medio Internet significa Facebook oppure “adesso che ho la connessione, dove scarico film, musica, giochi e porno?”.

Quando dall’Università di Pisa fecero un ping (letteralmente un suonare il campanello di una porta) su un indirizzo IP (letteralmente via, civico, cap, città, nazione) negli Stati Uniti, fu l’inizio. E non siamo andati troppo lontano. E non parliamo poi di accesso dati dai cellulari. Siamo alla preistoria, con servizi a bassissima diffusione ed ancora più bassa qualità.

Perché ho scelto l’immagine dell’Univac per questo post? Perché tutto sommato si parte da lì, anche se quello non era connesso a niente e aveva una potenza di calcolo forse pari a 1/10000 del più sfigato smartphone.

Unico problema: i nostri governanti. Sbrodolanti tweet assurdi con sproloqui spesso fuori tema, pronti a farsi selfie con i potenziali elettori, unicamente applicati alla cura dei propri interessi (e di quelli degli sponsor). Che non sono quelli del resto della nazione, ovviamente.

E non li abbiamo nemmeno scelti!

Così, son passati 30 anni. Ho paura di pensare a quanti ne dovranno ancora passare per avere il 100% di copertura nazionale e pari diritto di accesso per i cittadini.

Di Published On: 30 Aprile 2016Categorie: BlogTag: , , ,

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