Pavlov e il suo cane
Sono andato al supermercato a fare spesa, mentre stavo riflettendo su una matrice polidimensionale dinamica e il modo di mostrare, on demand, i dati contenuti. Questo perché io lavoro anche quando non lavoro.
Fatto sta che al reparto ortofrutta un profumo di melone che nemmeno in agosto si sente, mi fa venire l’acquolina. Prendo un melone, lo sniffo. Profuma come se ci fosse solo lui al mondo. E quindi lo compro.
Arrivo a casa, sempre salivando, lo apro, lo assaggio. Bestemmio e lo butto via: fa cagare.
In seguito ho scritto un post in cui definivo la salivazione “pavloviana”.
E mi son messo a riflettere.
Vedo il signor Pavlov, che non so se si scrive così, non so quando è nato o morto e non so quale fosse la sua specializzazione.
Io la vedo così.
Il signor Pavlov nella sua bella casa, suona il campanellino. E arriva il cameriere con la cena. Con noncuranza pilucca una costina e getta l’osso al suo cane. Che nel frattempo, sentendo il campanellino, aveva fatto capolino in sala da pranzo.
E così giorno per giorno. Finché, un bel giorno, fuori orario di pranzo o cena, inciampa nel campanellino e lo fa cadere. E fa anche una bella botta.
Il cane, che ha capito perfettamente le regole, sentendo tale botta pensa “Cavolo! Non è ora di pranzo, ma deve esserci qualcosa di strepitoso per suonare così!” ed arriva scodinzolando, bocca aperta e lingua penzoloni.
Quando arriva e sente solo il padrone smoccolare, ma non c’è profumo di cibo, guarda il padrone e pensa “E che cavolo! Come se non avessi avuto di meglio da fare!”. E se ne torna agli affari suoi. Senza scodinzolare.
Pavlov, in prima battua, avrà pensato che il cane è scemo. Poi in un barlume d’intelligenza, il lampo: “Il cane non è scemo! Ha imparato!”.
Così dopo un paio d’ore ci riprova, questa volta volutamente e senza moccoli. Suona. Appare il cameriere. E dietro il cameriere il cane. Il cameriere non scodinzola, non capisce perché Pavlov ha suonato fuori orario. Il cane scodinzola e siccome comincia ad avere appetito, scodinzola, bocca aperta e lingua fuori.
Pavlov scopre il riflesso condizionato e diventa famoso.
Il cane di Pavlov, che era notoriamente un socialista e non aveva in buon viso i signorotti, alla lunga ha pensato “E che cavolo! Questo suona il campanello e lavoriamo solo io e il cameriere! Addavenì Baffone!!!”.
Estendo il ragionamento sul termine “scoperta”.
Spostiamoci al momento in cui un umano vede delle capre apparentemente malate, che vanno a brucare le foglie di un salice. Diciamo che questo non avesse granché da fare ed avesse osservato la scena per qualche giorno.
A un certo punto vede che le capre stanno bene e non vanno più a mangiare il salice ma si dedicano al loro cibo preferito.
Cosa ci sarà stato nelle foglie di quel salice?
E scopre l’acido acetilsalicidico.
Ora, credo che il problema stia nel senso del termine “scoprire”.
Perché tu, umano, non hai scoperto una mazza. La capra, che è animale rispetto a te che sei bestia, sa che quelle foglie la guariscono e basta. La capra ha fatto la scoperta. Tu al massimo prendi atto della cosa.
La scoperta senza ricerca ha lo stesso valore?
Immaginiamo di essere in laboratorio, mettere un po’ di glicerina in una provetta, aggiungere qualcos’altro. Il tuo assistente ti da una gomitata per errore, ti casca la provetta ed al contatto con il pavimento esplode e si porta via un piede. Magari il tuo.
Hai scoperto la nitroglicerina. E diventerai ricco e famoso. Monco ma ricco.
Ha senso dire che è una scoperta? Magari tu cercavi solo di creare una purga. Certo che ora sai che non è il caso di prenderla miscelata in quel modo…
Torno alla mia matrice.
Chissà se scopro come risolvere il problema.